|
CANNES: VINCE DANCER IN THE DARK
Il film danese si aggiudica la palma d'oro e il premio per
la migliore attrice Prima edizione del Millennio per il Festval
di Cannes. Per dieci giorni (dal 10 al 21 maggio) sulla Croisette
registi ed attori, volti noti e meno noti del panorama cinematografico
internazionale per presentare quelli che, al di là di tutto,
rimangono i protagonisti indiscussi di questo appuntamento:
i film. Quest'anno la palmares è andata a "Dancer in The Dark"
del danese Lars von Trier con la cantante attrice islandese
Bjork che ha conquistato il titolo per la migliore interprete
femminile. In passerella altri film, come "Vatel"di Roland
Joffè con Gérard Depardieu , il kolossal francese in costume
presentato fuori concorso che ha aperto la manifestazione,
o di cappa e spada come "Crouching Tiger Hidden Dragon", il
nuovo film di Ang Lee che contamina la letteratura popolare
cinese degli anni '30 con il pulp americano, senza dimenticare
la fantascienza di "Mission to Mars" di Brian De Palma, per
la prima volta sulla Croisette. Le opere di questa 53° edizione
del Festival spaziano dunque nei più diversi generi e modelli
dell'arte cinematografica, lasciando al pubblico francese
(ma anche a quello nostrano, dato che all'inizio di giugno
a Roma e Milano due rassegne presenteranno una selezione del
concorso: "Le vie del cinema da Cannes a Roma" e "Cannes e
dintorni") solo l'imbarazzo della scelta nello scegliere di
entrare in una sala piuttosto che in un'altra. Molti sono
anche i festeggiati di questo Cannes 2000; alcuni ci hanno
lasciato, come Robert Bresson e Luis Bunuel, cui è stata dedicata
una sala del Palais. Altri sono vivi e vegeti a farci ancora
sognare. Come Philippe Noiret, o Gregory Peck, che alla verde
età di 84 anni viene omaggiato con la proiezione del documentario
"A Conversation with Gregory Peck" della regista americana
Barbara Kopple, nel quale il protagonista di "Duello al sole"
e "Vacanze romane" si racconta, e racconta i tanti lustri
di una carriera irripetibile, segnata da interpretazioni indimenticabili.
Ma ai festivals, si sa, nessuno è mai contento, e quello che
viene definito il festival più grande del mondo non può non
essere accompagnato da polemiche e malumori. E così, mentre
pubblico e critica si dividono sulla irresistibile ascesa
della cinematografia asiatica, che conquista molti posti in
concorso e fuori, l'Italia piange l'assenza del nostro cinema.
È infatti la prima volta che gli italiani sono ufficialmente
assenti dal Concorso (ma lo sono anche Germania, Spagna e
Africa), ma non bisogna dimenticare che a Cannes ci sono due
ottimi titoli come "Pane e tulipani" di Silvio Soldini o "Preferisco
il rumore del mare" di Mimmo Calopresti, presenti in due sezioni
di tutto rispetto come "Quinzaine des realisateurs" e "Un
certan regard", mentre fra le dive che infiammano la passerella
francese ci sono Monica Bellucci, che rifà Romy Schneider
nel remake di "Guardato a vista", "Under Suspicion", in cui
recita accanto a Gene Hackman, Valeria Golino, interprete
di uno dei quattro episodi del film del figlio di Gabriel
Garcia Marquez, Rodrigo, e infine Ornella Muti, interprete
di "Terra del fuego" del cileno Miguel Littin. Altro fronte
polemico è poi l'assenza di Hollywood: il cinema americano
delle grandi produzioni spettacolari ha infatti preferito
non approdare al Festival, lasciando che a rappresentare in
concorso la cinematografia più ricca del pianeta fosse un
film off-Hollywood come quello dei fratelli Coen, "O Brother,
Where Art You?", una commedia sulla Grande Depressione che
vede protagonista un George Clooney con capelli impomatati,
retina e baffetti alla Clark Gable. Mancano le Major, dunque,
ma non mancano le star, a partire da una vera e propria icona
del cinema hollywoodiano come Gregory Peck, passando per Uma
Thurman, Nick Nolte, George Clooney e Holly Hunter, senza
dimenticare stelle della vecchia Europa come Gerard
Depardieu,
Claudia Cardinale o Penelope Cruz. Se critici ed esperti si
affollano in lunghe ed estenuanti file per vedere film iraniani,
cinesi e giapponesi, ciò che fa stipare centinaia di persone
"normali" lungo la famosa passerella di Cannes e riempe le
pagine di riviste e quotidiani in ogni parte del mondo, in
fondo, sono sempre e solo i divi.
|