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CAST
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Elijah Wood, Cate Blanchett, Ian Holm, Ian McKellen,
Orlando Bloom, Billy Boyd, Liv Tyler
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PREMI
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RECENSIONI
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Se nel primo episodio della trilogia protagonista era la
"Compagnia" intesa come comunità di razze diverse, anche
antagoniste, unite assieme dal comune intento di sconfiggere
il maligno, e se nel secondo il ruolo centrale è quello di
Gollum/Smeagol, l'uomo animale dalla doppia personalità che
fa la sua comparsa catalizzante diventando il protagonista
indiscusso, nel terzo ed ultimo episodio della saga de "Il
Signore degli Anelli" è difficile individuare un personaggio
od un evento che assurga ad elemento fondamentale e portante
del film. Potremmo individuarlo in Frodo, ormai arrivato
alle pendici del monte Fato per compiere l'ultimo e decisivo
passo verso il fuoco di Sauron, Frodo l'hobbit incontaminato
che, nel finale, vediamo diafano, quasi assunto a santità,
dopo essere stato anche lui assalito e travolto dalla
tremenda potenza dell'Anello; o forse potremmo indicarlo in
Sam, il fido servitore e amico, il portatore del portatore
dell'anello, autentico eroe popolare, dotato di quella
saggezza genuina comune solo a chi coltiva zucche e rinvasa
i fiori del proprio giardino; o potrebbe essere Aragorn,
l'uomo ramingo che finalmente si fa re, abbandonando tutti i
propri dubbi esistenziali, per condurre i suoi sudditi alla
epica battaglia conclusiva. Tutti costoro avrebbero le
giuste credenziali per rivendicare il ruolo di protagonista.
Ma, a ben guardare, l'intento del regista Peter Jackson, è
invece quello di focalizzare l'attenzione su uno dei punti
di forza dell'opera di Tolkien: la coralità dei personaggi e
la concatenazione degli eventi. Tutti, nel loro piccolo,
sono organici e funzionali al raggiungimento dell'obiettivo.
Da Gandalf il bianco, mago potente quanto fine politico, al
piccolo Pipino con la sua impertinenza da bambino curioso,
da Re Theoden affranto dai rimorsi, alla bionda nipote Eowyn,
donna guerriera Giovanna d'Arco ante litteram, dal re degli
elfi Elrond che cede alle debolezze sentimentali della
figlia Arwen ricostruendo la spada spezzata, a Legolas
sempre più funambolico e a Gimli il nano che fa del buon
umore la sua arma migliore. Insomma, Jackson coglie ancora
nel segno e realizza con "Il ritorno del re" la degna
chiusura di una trilogia che ricorderemo a lungo e che
premia l'attesa dei milioni di fans in tutto il mondo. Come
detto, la coralità dei personaggi e la concatenazione degli
eventi sono resi ottimamente dal regista australiano con un
montaggio serrato ed attento che mai fa perdere il filo
della storia che spesso si frantuma in mille rivoli. Ancora
una volta, le cose migliori del film sono gli effetti
speciali, realistici ed impressionanti, e le scene di massa
come la grande battaglia sotto le mura di Gondor, la città
bianca disegnata come una città rinascimentale enfatizzata
da uno spiccato gusto per la prospettiva e dalla profondità
di campo spesso usata con maestria per mezzo delle frequenti
e avvolgenti riprese aeree. Ma Jackson non è solo un
sapiente utilizzatore delle risorse che la Weta - la casa
produttrice degli effetti speciali - gli ha messo a
disposizione. Forte di una sceneggiatura solida e coerente,
è anche capace di sequenze che rimangono nella memoria come
la scena dei ripetuti segnali di fuoco sulle montagne o la
sequenza della cattura di Frodo da parte di Shelob il ragno
gigante. Perfette, anche in questo episodio, sono le
maschere dei mostri fra le quali spicca quella di uno dei
capitani degli orchi che molto ricorda lo straziato profilo
di "The Elephant man". Il film inizia con la storia di come
l'umano Smeagol divenne il mostro Gollum a causa del
ritrovamento dell'anello e finisce con la partenza degli
Elfi (francamente un pò lunghe le sequenza finali dei vari
commiati), passando per battaglie fra eserciti e lotte corpo
a corpo. Alla fine, dopo tanto lottare e tanto combattere,
fa quasi piacere scoprire che l'amore trionfa sempre, anche
nella Terra di Mezzo...
Daniele Sesti - Film Up
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