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Barbora Bobulova, Andrea Renzi, Brigitte Catillon


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La spettatrice film incantato d'esordio di Paolo Franchi, già vincitore della Rosa camuna d'argento a Bergamo, esce nelle sale il 7 maggio, in contemporanea con la sua presentazione, unico film italiano, al Tribeca Film Festival di New York (1-9 maggio) il festival del cinema indipendente fondato e diretto da Robert De Niro che dimostra una spiccata preferenza per i film sottili e riflessivi come L'uomo in più di Sorrentino, o il film di Valeria Bruni Tedeschi (È più facile per un cammello...) che l'anno scorso vinse il festival. Storia di più nevrosi simili intrecciate, La spettatrice racconta in fondo la solitudine contemporanea, l'anoressia affettiva, storia di una giovane traduttrice sulle tracce di un dirimpettaio (si sarebbe detto un tempo) ricercatore farmaceutico fidanzato con una incaricata di diritto penale. Si allarga così nel panorama del cinema italiano il parco delle professioni, si espande il campo d'azione dell'aridità sentimentale (anche se non sessuale: grazie a una scena in particolare il film è stato vietato ai 14). Con determinazione Valeria (Barbara Bobulova) segue l'uomo che ha solo visto dalla finestra con qualche cadenza kieslowskiana, fino a Roma e riesce a diventare amica dell'austera fidanzata, manovrando, senza volerlo come una consumata seduttrice. Infine riesce nel suo scopo di essere degnata di attenzione e a quel punto non racconteremo certo il finale. Si respira certo un'atmosfera piuttosto nordica nel film interpretato magnificamente anche da Andrea Renzi (attore di Falso Movimento che era il centravanti Pisapia nel film di Sorrentino) e Brigitte Catillon (attrice per Sautet, Chabrol, Agnès Jaoui tra gli altri) dove anche l'assenza di parole indica fame arretrata d'amore. «Ho avuto la possibilità, dice Renzi, di dare vita a un personaggio che esiste tra una parola e l'altra. Il film è in quelle zone d'ombra che passano nella vita senza che noi ce ne accorgiamo». Bisogna parlare poco al cinema, sostiene il regista che del cinema italiano salva solo pochi nomi (Sorrentino, Garrone, Bechis, Marra) e trova che per il resto il giovane cinema sia appiattito su una commedia sciatta. Delle poche e ben misurate parole ringrazia soprattutto la sceneggiatrice Heidrun Schleef («è la migliore») senza risparmiare ringraziamenti anche agli altri (in effetti la foto di Peppe Lanci, è un protagonista in più del film). Chi è la spettatrice? «È una ragazza che si crea un suo mondo fittizio, non riesce a creare una sua vita reale e vive i rapporti in terza persona. Autodistruttiva, riesce a dare ma non a ricevere. Gli altri personaggi sono le facce di una stessa medaglia, è una nevrosi comune, spaventati dai sentimenti perché disattendono le aspettative. Meglio allora restare soli».

Silvana Silvestri - Il Manifesto


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