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     CAST


Naseeruddin Shah, Vijay Raaz, Lillete Dubey, Shefali Shetty


     PREMI

58° edizione
Festival del Cinema di Venezia

Vincitore del Leone d'Oro
per il miglior film


     RECENSIONI


MONSOON Wedding», della quarantaquattrenne regista indiana Mira Nair, è una commedia di costumi corale che usa i quattro giorni d´una festa di fidanzamento e di nozze in una grande famiglia borghese di New Dehli (la città dell´autrice) per raccontare il mix di tradizione e modernità,le conseguenze dell´emigrazione frequente (in Australia, in Texas), il persistere dei matrimoni combinati dalle famiglie» e delle differenze di casta, il sentimento familiare e le sue violazioni, la metropoli degradata, il carattere dei Punjabi che «per l´India sono come gli italiani per l´Europa: stanno sempre a festeggiare qualcosa, lavorano molto e hanno una grandissima passione per la vita». Vincitore del Leone d´oro all´ultima Mostra di Venezia, il film è facile, divertente e serio insieme, carino. Tra molte canzoni, danze, ghirlande di fiori dalle bellissime tinte, risate, confidenze, emergono pure i brutti segreti: un fratello emigrato del padre della sposa viene scoperto come molestatore nel passato e nel presente delle bambine di casa e messo fuori nonostante sia il più ricco e il più autorevole della famiglia; la sposa séguita ad essere innamorata dell´amante precedente, un personaggio della televisione; la madre della sposa teme d´essere stata quasi sempre infelice, le ragazze della parentela temono di restare sole; la città mostra anche il suo aspetto peggiore, disfatto, caotico, fortemente imbruttito. Mentre si festeggia il matrimonio della figlia dei padroni di casa, nasce un amore tra la domestica e l´addobbatote venuto con due dipendenti per pteparare l´ambiente della festa: un´altra condizione sociale è nettamente definita.Le piogge monsoniche della stagione si avvicinano,e quando arrivano il diluvio torrenziale,catartico, porta via tutto con sé. «Monsoon Wedding» ha un esotismo, musiche e colori piacevoli, ma è l´opera più bonariamente accomodante della regista di «Salaam Bombay» (1988), che con gli anni sembra essersi adattata a una visione pragmatica e arresa dell´India, della vita.

Lietta Tornabuoni - La Stampa 16 dicembre 2001

 
 

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