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Per i più piccini, ricordiamo che Bob Rafelson è il regista di uno delle pellicole fondamentali del cinema statunitense anni '70, Cinque pezzi facili. Interpretato da un Jack Nicholson 33enne (era il 1970, l'anno dopo Easy Rider, prodotto da Rafelson), è un "piccolo cult di una generazione, per il suo sguardo critico e amaro sui modelli di vita americana" (Paolo Mereghetti), e segna l'inizio di una collaborazione tra regista e attore culminata ne Il postino suona sempre due volte.
Trent'anni dopo Rafelson si rivela un grande regista in zona rimozione, intento ad estetizzare le sue scelte registiche. Dopo aver visitato James M. Cain con Il postino e il Phillip Marlowe di Raymond Chandler con il cable tv-movie Poodle Springs, il regista newyorkese si è cimentato oggi con un racconto di Dashiell Hammett, grandissimo giallista (marxista e letterariamente rivoluzionario) usato dal cinema (dal Falcone maltese di John Huston con Bogart a Crocevia della morte dei fratelli Coen).

Dal racconto "The House on Turk Street" (lo si rintraccia in "Continental Op", Biblioteca del Giallo Mondadori) è nato No Good Deed - Inganni svelati, una produzione indipendente con un cast tanto stellare quanto bizzarro. La parte del poliziotto tocca allo smaliziato Samuel L. Jackson, il cattivo è Stellan Skarskgard (Le onde del destino), mentre per il ruolo di dark lady Rafelson ha scelto Milla Jovovich. La storia è meno complicata del Falcone maltese, ma più incasinata: Jackson, onestissimo e modestissimo poliziotto diabetico esperto di auto rubate e amante del violoncello, si ritrova nel centro di una sofisticata rapina ad una banca (metà cyber, metà alla Tototruffa) attuata da un boss preso di peso dalla letteratura gialla anni 40 con tanto di fidanzata bellissima e sottomessa (che lo tradirà), un socio pericolosamente psicotico e una coppia di anzianissimi complici piloti d'aereo che dovrebbero portare tutti in salvo alle isole Cayman.
Per la sceneggiatura di Poodle Springs, Rafelson aveva chiesto la collaborazione di Tom Stoppard. Per No Good Deed si è affidato ad un autore televisivo, Christopher Canaan. E quello che non funziona agli occhi di un pubblico ormai abituato ai thriller costruiti con un montaggio ipercinetico da registi trentenni di provenienza videoclippara è l'adattamento e l'attualizzazione di un testo splendidamente scritto nel '46. Tanto che il cervellone votato al male interpretato da Skarskgard sembra aver compiuto un viaggio temporale per come si esprime e si muove. E il poliziotto Samuel L. Jackson, impegnato per tre quarti del film a liberarsi da una sedia alla quale l'hanno legato, impiega almeno dieci minuti per convincere il cattivone a non farsi sparare, spiegando (come ai bei vecchi tempi) che se uccidi uno sbirro ti vengono a cercare dovunque.

Ma forse il genere noir non c'entra. Dio ci fulmini se questo regista, che ha saputo spesso regalare lucide percezioni della deriva americana, che ci ha mostrato il rovescio della medaglia, non ha inteso, con questo No Good Deed, metaforizzare il disagio della multiculturalità americana. Ecco dunque il perché di una scelta del cast tanto eccentrica. Sono i nuovi schiavi che cercano gli antichi schiavi. La testimonial de L'Oreal di origine ucraina Milla Jovovich impersona la bellissima ragazza spaesata ("sono fuggita prima che Mosca sprofondasse") che si sottomette al boss economicamente superiore (Stellan Skarskgard è svedese, furono i primissimi colonizzatori dell'America settentrionale) ma poi tenta il quintuplo gioco, affascinata dal nero Samuel L. Jackson, che si mette a sua volta al servizio del criminale. E' la passione per la musica, lingua universale, a legare il servo di una volta (e di oggi) alla nuova dominata dell'Est.
Ma Rafelson indugia troppo nel testo di Hammett e si perde nella bellezza di Milla, la segue sotto la doccia, senza creare tensioni alla De Palma o Hitchcock, ma solo per mostrarci il sedere. La complicità tra i due, poliziotto e donna del capo, si risolve in una specie di "posizione del violoncellista" (Milla davanti impugna l'archetto e Samuel dietro le insegna come fare) che vorrebbe essere una bollente variante della sindrome di Stoccolma. Ma forse sono solo i prodromi del nuovo film di Rafelson, Erotic tales - Porn.com, che, almeno dal titolo, promette più brividi.

di Camillo De Marco - Kwcinema


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