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CAST
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Monica Bellucci, Pierfrancesco Favino, Kseniya Rappoport,
Piera Degli Esposti, Marisa Paredes, Michele Alhaique,
Fausto Maria Sciarappa
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PREMI
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RECENSIONI
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Più vicina ad un certo cinema
d'oltralpe riguardante i sentimenti che alle commedie
drammatiche dello stivale tricolore.
Costruita su lenti (molto lenti) ritmi di narrazione ed
immersa nella contrastata fotografia (anche troppo) di
Arnaldo Catinari, così appare l'opera seconda della figlia e
sorella d'arte Maria Sole Tognazzi (la prima fu "Passato
prossimo", del 2003), analisi su celluloide riguardante
l'amore e le sue diverse specie incentrata sul personaggio
di Roberto, cui concede anima e corpo l'immenso
Pierfrancesco Favino, un non ancora quarantenne lacerato dal
dolore a causa dell'improvviso, inaspettato abbandono da
parte della fidanzata Sara, vicedirettrice di un albergo del
centro di Torino interpretata dalla Kseniya Rappoport de "La
sconosciuta".
Analisi su celluloide che, tirando in ballo anche la bella
Alba, con le fattezze della splendida Monica Bellucci, tenta
di testimoniare in che modo la gioia e la sofferenza quando
si è innamorati siano uguali per tutti, che si tratti di
uomini, donne od omosessuali.
Analisi su celluloide che, senza vergognarsi di partire
dall'atipica immagine dell'uomo abbandonato che piange,
ancor prima che per una regia poco più che scolastica
risulta interessante a causa della sceneggiatura scritta a
due mani dalla stessa Tognazzi insieme all'Ivan Cotroneo
autore anche del romanzo di partenza dell'operazione,
all'interno di cui il giusto spazio trovano più o meno
metaforiche cicatrici del cuore e confronti tra giovani ed
anziani, rappresentati in particolar modo dalle parentesi
ironiche di Arnaldo Nichi, padre di Roberto, e dalla
conversazione riguardante il marito della dottoressa con il
volto di Marisa Paredes, toccante e traboccante realismo
interiore.
Quindi, un'opera seconda sicuramente non priva di difetti –
a partire da un sonoro quasi inudibile – ma che non manca
certo di profondità e coinvolgimento, tanta è la sensibilità
manifestata dall'autrice nell'affrontare il non facile
argomento.
E lo spettatore che ride dinanzi al dolore del protagonista
magari non sa neppure cosa significhi veramente amare ed
essere amati.
Francesco Lomuscio
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