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CAST
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Romain Duris, Niels Arestrup, Jonathan Zaccaï, Gilles
Cohen, Linh Dan Pham, Aure Atika
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PREMI
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RECENSIONI
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A volte, basta un incontro
fortuito, una faccia vista tra la folla, una sagoma
familiare anni fa ed ora una ciambella di salvataggio
lanciata da chissà quale riposto luogo del passato, per
ricordarti che tra uomo e animale la differenza, spesso, è
una labile linea dai contorni incerti come quelle luci che
si riflettono sul parabrezza della full-optional auto
sportiva di Tom, in una notte parigina fatta più di edilizia
popolare che di Champs Eliseè.
Tom passa le sue giornate ad accumulare denaro speculando su
sospette compravendite di immobili, infesta di topi le case
da sgombrare da quattro straccioni abusivi, quando non le
piccona con la sordida indifferenza di un barbaro.
L'incontro casuale con il suo vecchio insegnante di piano
farà riaffiorare in lui la voglia di un presente, ma
soprattutto, di un futuro diverso.
La scelta di Jacques Audiard ("Sulle mie labbra") di
affidare a Romain Duris il ruolo del protagonista di questo
film si è rivelata veramente azzeccata. L'attore, capace di
alternare sorrisi da bambino con rughe da disilluso borghese
di mezz'età, rende ottimamente le furie interiori che
animano il suo personaggio. Il conflittuale rapporto con
l'universo femminile, sia esso rappresentato
dall'inflessibile insegnante di piano cinese o
dall'insoddisfatta amante; l'irrisolto rapporto di
dipendenza con un padre con un fisico ed una presenza
ingombrante come un elefante in una cristalleria; l'odio e
il trasporto verso quella tastiera che tocca come
maneggiasse il joystick di una playstation: tutte
espressioni di un'accurata ricerca sulle molteplici pieghe
di un personaggio, tanto controverso quanto tormentato.
Molti dei meriti li ha ovviamente il regista francese che
scrive un film con un respiro da dramma metropolitano di cui
oggi, forse, solo i cineasti del suo Paese sono capaci. Si
ispira a "Rapsodia di un killer", un film del 1978 di James
Toback, per questa opera che gira con mano asciutta, più
attenta ai sommovimenti interiori che a quelli reali di una
società dove l'individualismo, e la "fredda logica del
profitto" sembrano essere le uniche aspirazioni.
Narratore originale, spezza il ritmo del racconto tagliando
le scene sempre qualche secondo prima del dovuto e
collegandole tra loro senza soluzione di continuità. I
passaggi temporali sono sempre repentini e misteriosi come
la conclusione di alcune sequenze delle quali ci lascia solo
immaginare lo sviluppo.
E così, ci ritroviamo in un finale solo apparentemente
conciliante: anche qui, un incontro casuale, rigurgita un
passato la cui soluzione sembra essere ancora affidata ai
vecchi metodi di una volta...
Daniele Sesti
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