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CAST
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Andrea Iaia, Anna Valle, F. Murray Abraham, Paul Sorvino,
Kasia Smutniak, Daniele Liotti, Antonio Cupo, Nino
Benvenuti
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PREMI
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RECENSIONI
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Renzo Martinelli ci ha ormai
abituato a produzioni e a progetti sempre ambiziosi e mai
banali.
Il suo fare cinema, da Porzus a Vajont fino a Piazza delle
Cinque Lune, coincide anche con un investigare nel passato,
nella memoria, utilizzando però linguaggi moderni e attuali.
La figura di Primo Carnera, primo grande eroe sportivo della
storia italiana e non, era un personaggio dalla vita
straordinaria e al quale il regista milanese non poteva non
affezionarsi e a cui dedicare un’opera.
Sorretto da Franco Ferrini e Alessandro Gassman nella
stesura della sceneggiatura, Martinelli si è spinto oltre
ogni limite mettendosi sulle tracce di un mito, quello del
pugile friulano di Sequals, rappresentato solo una volta in
passato, peraltro malamente e negativamente nella pellicola
del 1956 di Mark Robson, Il colosso d’argilla.
Il percorso narrativo è ben articolato, dall’infanzia ai
primi incontri, passando per il titolo mondiale dei massimi
fino al ritiro definitivo dalla boxe.
Un vita di alti e bassi, tra gioie e delusioni, amicizia e
amore, la vita di Primo Carnera è stata spesa all’insegna
del sacrificio puro, e le sue gesta sono state ammirate in
ogni parte del mondo, è diventato un mito per generazioni,
difficile da poter dimenticare.
Il "gigante buono" doveva avere il volto forse di uno
sconosciuto e così è stato, perché Martinelli, dopo mesi di
ricerche, ha scovato Andrea Iaia, giovane attore teatrale,
colosso però di 2 metri, affidandogli immediatamente la
parte. Quel suo viso un pò ingenuo e bonaccione, su quel
corpo maestoso, l’hanno convinto a scritturarlo ed il
risultato non si è fatto attendere.
Iaia è davvero bravo, calatosi egregiamente nel personaggio,
ci trasmette tutta quell’umanità, quella forza d’animo e
quel coraggio che hanno contraddistinto Primo Carnera, la
sua è un’interpretazione convincente, emozionale.
Ma il cast è ben assortito da personaggi–chiave, dal Premio
Oscar F. Murray Abraham, diventato oramai quasi un
attore–feticcio per Martinelli (aveva già lavorato ne "Il
Mercante di Pietre" e in "Piazza Delle Cinque Lune") a Burt
Young (di nuovo sul ring, non più nelle vesti del Pauli di
Rocky), fino ad arrivare ai "nostrani" Paolo Seganti e Anna
Valle, allenatore e moglie sullo schermo di Carnera, che lo
accompagnano nel percorso di vita e che gli stanno vicino,
fino alla fine.
La pellicola rappresenta poi una delle più grandi operazioni
di post–produzione mai effettuate in Europa: ci sono volute
più di 1500 inquadrature digitali e venti mesi di lavoro per
ricostruire al computer le grandi arene del passato, dalla
Wagram Hall di Parigi e la Royal Albert Hall di Londra fino
al Garden Bowl e al Madison Square Garden di New York.
La “ Montagna che cammina “, con i suoi valori, con la sua
forza di volontà, sa farsi amare e ci travolge in pieno
Andrea Giordano
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