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CAST
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Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Raul
Cremona, Angela Finocchiaro, Victoria Cabello, Sara D'amario,
Isabella Ragonese, Silvana Fallisi
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PREMI
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RECENSIONI
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Accompagnati da una colonna
sonora alla Danny Elfman, i titoli di testa richiamano
inevitabilmente alla memoria un certo cinema fiabesco
proto-Tim Burton, come pure il terzo segmento "Falsi
prigionieri", il quale, costruito sulla trasmigrazione da un
quadro all’altro dei personaggi inclusi nei ritratti di una
pinacoteca, se nella cupa estetica sembra strizzare l’occhio
ai film di Harry Potter, nell’idea presenta sotto certi
aspetti le fattezze di una variante di "Che cosa sono le
nuvole?", tassello pasoliniano con marionette umane facente
parte del collettivo "Capriccio all’italiana".
Già, perché il settimo lungometraggio cinematografico – se
escludiamo "Anplagghed al cinema" e consideriamo anche
"Tutti gli uomini del deficiente" – interpretato dal trio
comico formato da Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo
Poretti, meglio conosciuti come Aldo, Giovanni e Giacomo, si
struttura in quattro episodi legati tra loro da intermezzi
in cui vestono i panni del maestro orientale Tsu’Nam
(Giovanni) e dei suoi due discepoli Pin (Aldo) e Puk
(Giacomo), intenti ad apprendere pillole d’improbabile
saggezza.
Quindi, al di là del già citato fanta-racconto, il meno
divertente del poker ma anche il più originale, cominciamo
con le tre famiglie in partenza per le vacanze di "Milano
beach", nel quale Giovanni si cimenta in un pignolo padre
che tanto ricorda il Furio di "Bianco rosso e Verdone",
mentre Aldo strappa buona parte delle risate grazie anche ai
suoi esilaranti contrasti con la suocera interpretata dalla
veterana Luciana Turina ("Vieni avanti cretino").
Poi abbiamo "L’autobus del peccato", con Aldo capellone
segretamente innamorato della commessa Isabella Ragonese
("Tutta la vita davanti") e Giovanni cleptomane nella chiesa
il cui parroco è Giacomo.
E quest’ultimo, sempre affiancato dai due nelle vesti di
amici ed incapace di avere un figlio dalla moglie Sara
D’Amario ("Caos calmo"), diventa il principale protagonista
di "Temperatura basale", la cui comicità emerge in
particolar modo dai personaggi di contorno, tra la vigilessa
Federica Cifola ("Mai dire martedì" e molta altra tv), il
dentista Raul Cremona ("La grande prugna") e, soprattutto,
la grottesca dottoressa Alexandra Gastani Frinzi regalataci
da una sempre grande Angela Finocchiaro ("Amore, bugie e
calcetto").
Per un prodotto veloce ed assolutamente non volgare che,
illuminato dalla lodevole fotografia di Agostino Castiglioni
("Commediasexy") e commentato dalle belle musiche di Paolo
Silvestri ("Nelle tue mani") e Gino Marcelli (il succitato "Anplagghed
al cinema"), capaci di adeguarsi in maniera positiva ad
ognuna delle storie, si lascia tranquillamente guardare, pur
senza generare grossi entusiasmi e correndo più volte il
rischio di discontinuità tipico delle antologie su
celluloide.
In ogni caso, la curata regia di Marcello Cesena ("Mari del
sud"), che va a sostituire l’abituale Massimo Venier, con il
suo apprezzabile tocco internazionale ci lascia
tranquillamente pensare che ci troviamo dinanzi ad un
cineasta da sfruttare assolutamente per una tanto desiderata
ma non ancora portata a compimento rinascita di una
produzione di genere nostrana.
Francesco Lomuscio
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