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CAST
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Habib Boufares, Marzouk Bouraouïa, Faridah Benkhetache,
Sabrina Ouazani, Alice Houri, Olivier Loustau, Bruno
Lochet, Carole Franck
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PREMI
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RECENSIONI
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Dopo aver vinto nel 2001 il
premio per l'opera prima "Luigi De Laurentiis" al festival
di Venezia con "Tutta colpa di Voltaire" e due Cèsar con "La
schiavata", il regista Abdellatif Keichiche ci riprova
proponendo a Venezia "La Graine et le Mulet". E' una
simpatica commedia ben strutturata sulle dinamiche interne
ad una famiglia allargata, come tante moderne, ma con una
caratteristica in più: essere di origine maghrebina. La
storia si svolge a Sète, una cittadina portuale vicino
Marsiglia. Qui tutti lavorano al porto o come pescatori o
come maestranze addette alla riparazione/smantellamento
delle navi. Il guaio è che c'è sempre meno lavoro
soprattutto per un sessantenne malandato come il Signor
Slimani Beiji (Habib Boufares), padre di famiglia,
divorziato, che nonostante tutto tenta di fare il possibile
per restare vicino alla sua ex moglie e ai suoi figli, così
come alla nuova compagna Latina (Hatika Karaoui) e alla
figlia di lei Rym (Hafsia Herzi), che considera come sua. E'
un padre amorevole, il cui volto è segnato dal faticoso
lavoro a contatto con il mare e il sole, ma nonostante
tutto, non si lamenta mai: è un tipo taciturno, di poche
parole. In ogni famiglia ci sono problemi e tensioni e
Slimani fa il possibile per aiutare come può le persone che
ama, il licenziamento però non fa che acuire il senso di
inutilità e fallimento che lo deprimono da un pò di tempo.
Un giorno mentre sta smantellando una nave vecchia quasi
quanto lui... Ecco l'idea! Sì, proprio quella che potrebbe
cambiare il corso della vita di tutti. Perché non
trasformare la nave in un ristorante? Aiutato da Rym
comincia le pratiche amministrative e, come sempre avviene,
passa da un ufficio ad un altro scoraggiandolo sempre di
più. Sembra che tutti per dargli il permesso debbano essere
certi che la banca gli conceda i fondi e la banca da parte
sua gli chiede delle garanzie più sostanziose della semplice
nave. L'unico modo per aggirare l'ostacolo, secondo Slimani,
è riparare la nave da solo e con l'aiuto dei suoi figli e
organizzare una bella festa invitando tutti i dirigenti,
dimostrando così la bontà della sua idea. E' una scommessa
rischiosa, ma piano piano tutta la famiglia si unisce
attorno a lui e così gli amici, nel tentativo di dargli una
mano, ma, proprio durante la famosa cena sopraggiungono
degli imprevisti e i rapporti familiari da una parte si
sgretolano, dall'altra si fortificano. Eventi non
programmati sembrano cercare in tutti i modi di far saltare
in aria il sogno, la sfortuna si aggira funesta, ma... E'
una commedia dal sapore dolce in cui il regista mostra una
famiglia normale di immigrati, che si riunisce nel tentativo
di realizzare il sogno del padre sperando in un futuro
migliore. E' la rappresentazione del "sogno" d'ogni persona,
non solo immigrato, di quel desiderio che tutti hanno di
migliorare se stessi e la propria situazione, sia a livello
lavorativo, familiare o economico. E' l'impulso che spinge
ciascuno a cercare il "successo" ed è questo l'elemento che
coinvolge lo spettatore e gli permette di partecipare
emotivamente alla storia, tifando per i Beiji. "La Graine et
le mulet" rappresenta l'avventura verso l'incognito, il
tentativo di decidere da soli della propria vita ed entrare
a far parte di "quelli che ce l'hanno fatta", che sono
riusciti a scappare dalla situazione precaria e a creare
qualcosa. Lo stile è leggero e ad impreziosire la pellicola
è l'ironia, che investe e imbeve di sé tutta l'avventura
permettendole di acquisire la dimensione narrativa tipica
del romanzo.
Federica Di Bartolo
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