La diversità come minaccia o
crescita è il dilemma che vive un piccolo centro montano
nell'opera scritta (insieme a Fredo Valla), diretta e
montata da Giorgio Diritti - già collaboratore di Pupi Avati
e di Ipotesi Cinema (istituto per la formazione di giovani
autori coordinato da Ermanno Olmi) - che in precedenza ha
realizzato cortometraggi, documentari, produzioni editoriali
e televisive.
Parlato in italiano, francese e soprattutto occitano, un
idioma usato nella penisola da circa 180 mila persone, "il
Vento fa il suo giro" ("e l'aura fai son vir" il titolo in
lingua) è stato girato in Valle Maira, Piemonte. Dove si
sforza di integrarsi un rude e orgoglioso pastore francese,
con compagna e tre figli, abituato a cambiare radicalmente
vita: ha smesso l'insegnamento per allevare capre e produrre
formaggio, è poi andato via dai Pirenei insieme alla
famiglia per sfuggire alla costruzione di una centrale
nucleare, e ha deciso infine di trasferirsi all'estero,
stabilendosi a Chersogno, in provincia di Cuneo. Un luogo
isolato, spopolato dall'emigrazione e in declino. Per questo
motivo, nonostante la chiusura e scarsa ospitalità di
alcuni, parte del paesino è deciso ad incoraggiare i nuovi
arrivati - in nome delle tradizionali "rueidas", quell'aiuto
reciproco che univa la comunità - dato che la loro attività
potrebbe portare giovamento a tutti. Ma presto gli "zingari"
sono accusati di essere sporchi, hanno un gregge che
sconfina nei campi altrui, prendono legna dai terreni
abbandonati. E dalle maldicenze si passa alle denunce a
carabinieri ed ASL, ai bigattini gettati nella stalla, alla
simulazione di aggressione, all'uccisione di alcuni capi di
bestiame. La soluzione drammatica sarà però anche seme di
cambiamento ("le cose sono come il vento, prima o poi
ritornano", dice uno dei personaggi). Nella produzione,
Diritti ha coinvolto troupe e attori (quasi tutti abitanti
della Valle, non professionisti) firmando un semplice,
diretto, esemplare apologo sull'accoglienza vincitore del
Bergamo Film Meeting e di diversi riconoscimenti
internazionali.
Federico Raponi