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CAST
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Claudia Gerini, Michele Placido, Margherita Buy,
Alessandro Haber, Piera Degli Esposti
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PREMI
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RECENSIONI
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Echi hitchcockiani nell'ultima
fatica di Giuseppe Tornatore: la sua "sconosciuta" rende
omaggio al thriller d'autore attraverso una serie di rimandi
visivi, con una regia d'alta scuola, e sonori, grazie alle
musiche di Ennio Morricone.
In una città italiana del nord giunge Irena, una giovane
donna ucraina che, in breve tempo, trova un appartamento in
cui vivere e un lavoro come domestica in una famiglia
benestante. La "sconosciuta" vive segretamente con fantasmi
e incubi del passato di cui teme l'improvviso ritorno. Ciò,
però, non la distoglierà dall'obiettivo ultimo di
riprendersi la propria vita...
Collante della trama è la solitudine: Tornatore tratteggia
con toni fortemente decisi personaggi soli, la cui
condizione non pone via d'uscita. Solo la speranza, vista
attraverso gli occhi della protagonista nel sogno di una
maternità mai vissuta, sembra poter fungere da consolazione
in un mondo disincantato e fortemente realista.
La regia affascina grazie all'utilizzo di geometrie sceniche
atte a trasmettere, come accadeva nella scuola
espressionista, le emozioni dei personaggi. La sceneggiatura
al contempo cattura, con dialoghi fortemente caratterizzanti
e un uso sapientemente equilibrato delle scene: infatti
niente di quello che viene rappresentato sullo schermo
appare forzato o superfluo, al contrario tutto è utile
all'economia della trama e alla comprensione del complesso
evolversi della stessa. Le musiche invece sono d'eccezione,
con l'intervento di Ennio Morricone che, senza esagerazioni,
regala un intensità alla pellicola capace di alienare e, a
tratti, letteralmente sconvolgere. E la recitazione appare,
infine, convincente: un cast stellare danza ai ritmi
ipnotici della pellicola, regalando emozioni e infondendo
apprensione per quella che è la storia di ogni singolo
personaggio.
Un film bello quindi, senza troppi equivoci: "La
sconosciuta" di Giuseppe Tornatore non offre molto il fianco
a possibili critiche, siano esse tecniche o concettuali,
evitandole grazie alla maturità e all'esperienza dello
stesso regista. Nel film si possono trovare riferimenti
forzati alla cronaca dei nostri giorni; lo si può accusare
di essere, a volte, un pò troppo sviscerale; o ancora gli si
può rivolgere l'obiezione di non apparire del tutto
convincente nella sua crudezza narrativa, magari
rinfacciandogli quel finale fortemente fiducioso e buonista.
Non è così: al di là dei richiami e degli omaggi più o meno
evidenti o più o meno voluti al cinema d'autore (da Hitchcok
a Paul Verhoven solo per citare dei nomi), e oltrepassando
le critiche forzate di un certo pubblico, forse troppo
accecato dal proprio ego per apprezzarne la sensibilità
filmica, "La sconosciuta" rimane un film d'autore di grande
carattere e di forte coinvolgimento emotivo, privo di
sbavature e, anche per questo, vicino alla perfezione.
Diego Altobelli
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