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CAST
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Woody Allen, Hugh Jackman, Scarlett Johansson, Jim Dunk,
Jody Halse, Robyn Kerr, Kevin McNally, Ian McShane
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PREMI
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RECENSIONI
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"In fondo sei la figlia che
non ho mai avuto", così dice Woody Allen a Scarlett
Johansson in un passaggio di "Scoop" suo secondo film
prodotto e girato a Londra dopo Matchpoint (ed un terzo è in
lavorazione). Ed infatti a vederli assieme, entrambi con dei
pesanti occhialoni quadrati mentre girano per Londra a
raccogliere indizi di un assassinio così come tredici anni
fa lo stesso Allen faceva con l'un tempo ex compagna Diane
Keaton in "Misterioso Omicidio a Manhattan", dà proprio
quest'idea di passaggio del testimone. Si perché il grande
regista newyorkese ormai ha un'età (è del 35..) ed il ruolo
dell'imbranato che farfuglia, che tutti darebbero perdente,
ma che alla fine riesce sempre a cavarsela e a conquistare
donne più belle di lui, non lo può più ricoprire.
Ecco quindi la newyorkese, anch'ella proveniente da Brooklyn,
Sandra Pransky (Scarlett Johansson), giornalista in erba in
gita londinese che durante uno spettacolo del prestigiatore
da quattro soldi Splendini (Woody Allen) viene contattata
dal già morto reporter Joe Strombel che nell'aldilà ha avuto
un imbeccata su chi sia il serial killer dei tarocchi:
trattasi del giovane aristocratico Peter Lyman (Hugh Jackman).
Insomma, potrebbe essere uno scoop, e che scoop!
Difficile per un autore prolifico come Woody Allen slegare
concettualmente un suo film da quello che lo ha o lo hanno
preceduto. In questo caso il richiamo diretto è quel "Matchpoint"
uscito solo un anno fa. Non che di quella (bellissima) sorta
di "Delitto e castigo" ne riprenda il tono drammatico
(anzi..), ma le tematiche senza dubbio, tanto che Scoop ne
potrebbe essere considerato il completamento.(Chi non ha
visto ancora Sccop si fermi qui, gli basti sapere che ne
vale senza dubbio la visione).
Ancora una volta ad essere messa sotto osservazione è
l'aristocrazia britannica, l'omicidio che avviene per
ricatto e per il mantenimento della classe sociale, i
richiami a Ingmar Bergman con tanto di fantasmi e
personaggio della morte (solo che stavolta accanto a lei si
fanno giochi di prestigio, e non c'è nessuna partita a
scacchi)... E se la Johansson prima era colei che poteva
rovinare una persona, adesso è la "poliziotta" capace che
riesce ad incastrare il colpevole di quell'assassinio di cui
lei era stata la vittima in Matchpoint. Un film in cui
l'irresistibile ironia di Woody Allen (che giustamente
considera questo film una commedia) si mescola col dramma,
svelando come quando la pallina da tennis rimbalza nel
proprio campo, non tutto finisca proprio per il meglio
(neanche per Sandra visto che perde comunque un "amore" ed
un "padre"). Gli si può così perdonare così anche qualche
incongruenza narrativa (che senso ha mantenere tarocchi e
chiave, quando sono facilmente eliminabili?), elementi che
avrebbero interessato più un Hitchcock (fonte d'ispirazione
in questo film, soprattutto se si pensa a "Il sospetto" e
alla scena del bicchiere di latte) che questo Allen sempre
più rinvigorito dal trasferimento a Londra.
Insomma, al contrario di quanto dica il titolo, nessuno
scoop. Woody Allen è quello di sempre: semplicemente un
grande.
Andrea D'Addio
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