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CAST
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James Franco, Sophia Myles, Rufus Sewell, David O'Hara,
Henry Cavill, JB Blanc, Jamie King
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PREMI
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RECENSIONI
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"Tristano e Isotta è la storia
di due personaggi che sembrano destinati ad essere divisi
per sempre, e che invece proprio il destino unisce; è una
storia dal respiro epico, che però affonda le radici in
comportamenti umani che sono eterni. Personalmente, la
natura tragica di questa storia d'amore continua a
catturarmi, è così potente, sia dal punto di vista emotivo
che drammaturgico, che va al di là della sua ambientazione
temporale". Così il regista Ridley Scott parla del mito di
Tristano e Isotta, storia tragica di un amore proibito,
precedente sia alla leggenda di Artù e Ginevra a Camelot,
sia al Romeo e Giulietta di William Shakespeare.
Ora, dopo esservisi interessato per quasi due decenni, Scott,
al fianco del fratello Tony, figura tra i produttori
esecutivi della versione su celluloide della vicenda, al cui
timone di regia troviamo Kevin Reynolds, ambientata dopo la
caduta di Roma, in un periodo in cui i signori della guerra
inglesi, tra cui Lord Marke/Rufus Sewell, sono brutalmente
tenuti sotto controllo dagli eserciti del re irlandese
Donnchadh/David Patrick O'Hara. Non si tratta quindi di un
caso se, nell'assistere alle cruente scene di battaglia e
combattimento che aprono il film, ottimamente coordinate da
Nick Powell (già attivo, tra l'altro, in Braveheart-Cuore
impavido e Il gladiatore) ed in cui sono presenti perfino
accenni di splatter, venga da ripensare in più di
un'occasione a Robin Hood-Principe dei ladri (1991).
Facciamo poi conoscenza con Tristano, cui presta il volto il
James Franco dei due Spider-man, orfano cresciuto da Marke,
nonché suo valoroso cavaliere, il quale, ferito in battaglia
e creduto morto, viene ritrovato e curato dalla bella
Isotta, interpretata dalla Sophia Myles di From Hell-La vera
storia di Jack lo squartatore (2001), figlia del re
Donnchadh, la quale lo tiene nascosto dalle truppe di suo
padre. E seguiamo quindi l'epopea dell'uomo, costretto a
tornare in Inghilterra, dove re Doonchadh, sempre intento a
dividere ulteriormente le tribù inglesi, ha messo in palio
sua figlia come primo premio in un torneo tra tutti i
campioni. Premio che verrà vinto da Tristano, il quale,
affinché il suo sogno di un'Inghilterra unita possa
realizzarsi, cede la mano di Isotta a Lord Marke, per poi
scoprire in maniera sconvolgente che è proprio della sua
salvatrice irlandese che si tratta.
Però, al di là del succitato, promettente avvio, il
lungometraggio di Reynolds, storia d'amore fatale in
costume, finisce per afflosciarsi progressivamente,
lasciando emergere una certa discontinuità ritmica, proprio
dal momento in cui comincia ad essere privilegiato il lato
sentimentale, all'interno del quale non mancano dialoghi
involontariamente grotteschi, e l'invadente presenza di
paesaggi naturali, tra scogliere e boschi dal look quasi
fiabesco, spinge tranquillamente a pensare che si tratti del
maldestro ricorso ad elementi che raramente, nel corso della
narrazione, riescono a generare efficacemente poesia. E,
anche se gli accaniti seguaci del romanticismo tipicamente
letterario che fu potrebbero trovarvi spunti interessanti,
tra decisioni di tradimento e "tensione sentimentale", la
bella fotografia di Arthur Reinhart ed il notevole lavoro
scenografico svolto da Mark Geraghty non sono sufficienti a
strappare dalla letale morsa della noia un elaborato
ulteriormente penalizzato dalla tutt'altro che coinvolgente
colonna sonora di Anne Dudley, membro originario del gruppo
pop Art of Noise.
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