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CAST
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Natalie Portman, Javier Bardem, Stellan Skarsgård, Randy
Quaid, Wael Al Moubayed, Simó Andreu, Scott Cleverdon
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PREMI
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RECENSIONI
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Nella Spagna del 1792 l'Inquisizione era ancora
un'istituzione potente e soprattutto operativa a pieno
regime. In Francia, solo tre anni prima, i rivoltosi avevano
assaltato la Bastille dando inizio a quello che sarebbe
stato l'evento che avrebbe sconvolto per molti decenni il
mondo occidentale e le cui conseguenze avrebbero per sempre
modificato le esistenze delle generazioni a venire. Sarebbe
stata questa una bella ed interessante chiave di lettura
dell'ultimo film di uno dei registi più amati del secolo
scorso, Milos Forman. Ma il contrasto e le dicotomie tra due
mondi così vicini geograficamente ma lontani spazi siderali
come mentalità e sviluppo del pensiero filosofico è solo
lambito da "L'ultimo inquisitore", così come tangenzialmente
si tratta della vita del pittore Francisco Goya ed ancora
più superficialmente si parla dell'innata aspirazione
dell'uomo ad arrampicarsi sulle ripide scale che portano
alle vette della società.
Dall'autore di capolavori come "Qualcuno volò sul nido del
cuculo" o "Amadeus" (di cui il film ricorda alcuni momenti
rispettivamente nella descrizione della pingue monarchia
spagnola e nella carrellata di un manicomio ante litteram)
ci saremmo aspettati un maggior livello di introspezione e
soprattutto una narrazione meno convenzionale. Invece,
"L'ultimo inquisitore" - tratto da un romanzo scritto dallo
stesso Forman assieme a Jean-Claude Carrière - rimane in
superficie senza mai affondare l'analisi sul periodo che ci
rappresenta e proponendoci personaggi o scontati o privi di
spessore. Con una fotografia piatta e senza anima Forman
realizza un film che tentenna tra la tentazione di spiegarci
il ruolo di un artista della grandezza di Goya testimone
delle tragedie che gli si compiono intorno, all'intento di
realizzare un melò cavalleresco alla Dumas dove sentimenti
come amore, onore, vendetta dominano i destini degli uomini.
Il risultato è un'opera confusa - e la commistione tra
registro drammatico e toni da commedia accentua il
disorientamento - dove solo in alcuni momenti (l'ultima
sequenza su tutte) il genio del regista di origine ceca si
eleva e, pur se per poco, ci incanta.
Il buon cast di attori presenti (brava la Portman nel doppio
ruolo affidatole, dignitoso Stellan Skarsgard nei panni di
Goya, un pò troppo carico il divo Bardem) mitiga lievemente
la delusione per un film per il quale nutrivamo qualche
aspirazione in più.
Daniele Sesti
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